Si potrebbe quasi definire “paesaggio storico”, quello del Massiccio del Grappa, che affianca quello urbano, o quello naturale. Uno di quei posti che vanno visitati per la sua bellezza ma anche per tenere sempre viva la memoria.
In una giornata di temporali, dove difficilmente avremmo potuto salire a piedi su qualche cima o farci un giro in bici, da Feltre siamo saliti fin quassù in macchina, in cima al Monte Grappa.
Si sale subito, immediatamente. I boschi sono però dolci, e si intervallano a pascoli di mucche e radure. I paesi man mano che si sale si fanno sempre più piccoli, fino a quando per una buona oretta facciamo su e giù con la macchina tra una valle e l’altra. Arriviamo al Sacrario, che ovviamente è già ben visibile da lontano, in un‘aria di tristezza, commozione e silenzio. A fare da cornice al nostro arrivo nuvole nere di vicinissimo temporale estivo. E infatti c’è poca gente, ma presumo nelle giornate di sole siano molti di più, tra escursionisti, trekkers e ciclisti.
La vista da quassù sulle valli attorno è bellissima. C’è tanto silenzio, ovunque, molto più di una qualsiasi altra montagna.
Noi qui siamo nella storia. Alla nostra sinistra il Piave, alla nostra destra il Brenta , alle nostre spalle il sacrario militare con più di 12.000 soldati.
Dal piazzale parte la suggestiva Via Eroica che arriva fino al Portale di Roma, dove su quattordici cippi di pietra si possono leggere i nomi delle località qui intorno che sono state interessate dalla Grande Guerra. A nord-est del Portale di Roma, invece, sono state inumate le salme di 10.295 caduti austroungarici, di cui circa 10 000 ignoti.
Inaugurato il 22 settembre 1935 in un periodo storico dove si elogiavano e si esaltavano in pompa magna i morti per la Patria, invece di studiare bene come evitare stragi di questo tipo, fu tra l’altro uno dei tanti sacrari militari realizzati in quel periodo. Immancabile pausa caffe in questa piovosa giornata d’estate con una bella torta di mele.
Esce un po’ il sole e decidiamo di scendere per allungare il nostro giro fino a Possagno (croce e delizia di quando si va in giro con uno storico dell’arte è che c’è sempre qualcosa da vedere, soprattutto in Italia) per andare a visitare la Gypsotheca di Antonio Canova. Con poco più di 2000 abitanti, questo piccolo paese , oltre ad essere gradevole e molto carino da visitare, ruota, ovviamente, attorno alla figura del più grande scultore del periodo neoclassico. Il museo, con tanti visitatori tutto l’anno, nasce proprio nella casa natale dello scultore, mentre la Gypsotheca, progettata da Tiziano Scarpa, è collocata nella basilica originale .
Anche il cortile annesso con il giardino è molto bello. Si può avere idea di una casa-laboratorio di una famiglia agiata di quegli anni. Proprio di fronte la casa natale sorge , in alto, il tempio Canoviano, adagiato su tre ampie gradinate di diversa pendenza e con i ciotoli (cògoli) raccolti sul fondo del Piave.
Natura, arte e storia in una sola giornata. That’s Italy !