Nella Gravina di notte. Il timo, la luna, le stelle.

Bellissimo esempio di valorizzazione del proprio territorio da parte di un’amministrazione. Non sempre accade ma ogni tanto accade, e dal partenariato pubblico – provato nascono cose bellissime. Nell’estate del 2022 l’amministrazione di Grottaglie, in provincia di Taranto, a seguito di collaborazioni e bandi vinti, riesce ad ottenere un finanziamento per la valorizzazione della Gravina del Fullonese, una gravina che si ritrova ora al centro del paese, che tutti gli abitanti conoscono  e ricordano, ma che è stata spesso oggetto di vandalismo o incuria.

   Che succede quindi? Il gruppo speleologico della città ottiene finanziamento per l’acquisto di torce elettriche e abbigliamento tecnico utili per la fruizione in notturna dei sentieri, e di concerto con l’amministrazione locale vengono chiamate a partecipare a questo progetto le guide AIGAE della zona, tra cui io. Per due mesi d’estate, nei fine settimana, accompagnamo gruppi di turisti (tra cui molti di Grottaglie stesso che non visitavano la gravina da molti anni), su due turni serali. Con la luna a tenerci compagnia le escursioni si trasformano in momenti magici. Si scende giù nella gravina e si viene subito sopraffatti dal profumo di timo, di mentuccia selvatica, di rosmarino. Si raccontano le erbe mediterranee, si leggono brani di testi che in passato hanno descritto questa gravina, si raccontano eventi accaduti su quei sentieri, ma l’escursione è alternata anche da momenti musicali, con violino, arpa. Gli ospiti vengono fatti sedere per terra ad ascoltare il suono della musica sotto le stelle. L’entusiasmo e la soddisfazione sono evidenti, tangibili.

Un paese famoso per le sue ceramiche e il suo artigianato che decide di valorizzare anche il territorio inteso nella sua accezione più naturalistica; la gravina in fondo fa parte del paesaggio, della storia del paese, della sua economia, delle sue genti. Questa cavità carsica si estende dal Monte Pizzuto fino al golfo di Taranto formando delle terrazze tufacee tipiche del territorio; così come sono tipiche le cavità, simili a delle grotte, scavate nella roccia, e che venivano utilizzate da pastori e contadini, e forse anche briganti, come ricovero temporaneo. Siamo su un antico tratturello molto percorso in passato anche da pellegrini e monaci come dimostra la presenza di chiese e conventi, sia di rito greco che, successivamente, cattolico.  Proprio qui, dopo l’eccidio di Oria del 977, famiglie di ebrei si sono nascoste proseguendo i loro mestieri, i conciatori (il nome Fullonese deriva proprio da “fullo” = tintore, conciapelle),  piantando a tal proposito tanti alberi di melograni, lentisco, corbezzoli, utili per estrarre tannino e costruendo diversi pozzi per l’estrazione dell’acqua. Una sorta di piccolo ghetto naturale, che fu abitato fino al 1297, quando gli ebrei furino ufficialmente accolti nella città nuova, sorta all’interno delle mura cittadine.

Un bellissimo progetto, ben riuscito, che spero venga preso ad esempio in futuro anche da altre amministrazioni locali, perché spesso la volontà c’è, ma mancano i professionisti, non si creano le collaborazioni giuste, perché spesso il turismo viene considerato solo se fa numeri giganti a discapito della sostenibilità.

Un turismo che consuma le risorse invece di valorizzarle, un territorio come quello pugliese , non se lo può più permettere.

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Comments

  • Daniela Scianaro

    Gennaio 12, 2025 at 14:08
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    dev'essere stata proprio una bella esperienza. complimenti !!!

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