Me lo aspettavo un po’ più fresco, devo essere sincera, questo luglio in Romagna. Ma ormai nessuna previsione può più essere rispettata. Detto questo, in una settimana in Romagna per fare un po’ di giri in bici e a piedi, e ovviamente , dopo 7 anni vissuti a Roma non potevo farmi sfuggire l’occasione di andare alla sorgente del “biondo Tevere”.
Roma è madre e il Tevere è il padre. Dove scorrono le sue acque, lì nasce la città eterna.
Spinti anche dal desiderio di godere di un po’ di frescura all’ombra di alberi lasciamo la parte bassa della Romagna verso l’Appennino. Lungo la strada si incontrano tanti piccoli paesi caratteristici, belli e ben tenuti, e notando la presenza di ciclisti ed escursionisti, anche stranieri, tra le viuzze dei tanti paesi, ho avuto l’ennesima conferma che la bellezza dell’Italia sta proprio nei piccoli centri. Gli stranieri vengono in posti piccoli e sconosciuti ai più, in camper con scarponi da trekking come Civitella di Romagna, Santa Sofia, Sant’Agata di Feltria, e gli italiani sbarcano in massa a Dubai: vabbè ..altri discorsi.
Ci avviciniamo con la macchina verso Verghereto – Balze. Siamo al confine tra Toscana e Romagna e il panorama che vedo dal finestrino della macchina mi da sollievo; l’Appennino in questo tratto è dolce, boscoso, accogliente. Non sarà un percorso lungo quello di oggi ma piuttosto una fuga nel bosco e un pellegrinaggio lì dove il “fiume sacro ai destini di Roma”, come recita una lapide in marmo, sgorga da un piccolo rigagnolo. Tanti gruppi di scout ci fanno compagnia, ma anche tanti altri trekkers italiani- perfettamente divisi tra romagnoli e romani- e stranieri. Tutto attorno è pieno di aree sosta e campeggi, per famiglie e camperisti, il che ci fa pensare ad un posto tanto frequentato anche come meta per un picnic domenicale.
Ci immergiamo nella faggeta ed è subito pace.
Il sentiero si snoda con delle ampie curve fino alla sorgente di quello che poi, scendendo sempre più a valle, diventerà il fiume di Roma. Sembra strano vedere questo fiumiciattolo così piccolo, nella sua semplicità, in quest’ambiente naturale, sapendo che attraversa una delle città più grandi e belle del mondo e che è entrato a far parte della storia di questo Paese. Continuiamo a salire e arriviamo al valico del Monte Fumaiolo, dove aperti tutto l’anno, si trovano un paio di bar ristoranti. Un altro po’ in cima e arriviamo in cima. Il cartello del CAI ci indica che siamo poco sopra i 1400 mt, che non sono tanti, ma sono parte della storia ( e poi con le temperature al di fuori di questa bella faggeta non potrebbero comunque essere di più).
Dopo un’altra ora di cammino, in direzione di Balze, arriviamo alla cascata che il piccolo corso d’acqua, diventando pian piano sempre più ampio, forma scendendo a strapiombo in mezzo agli alberi.
“Il gorgoglio del Tevere accompagna pensieri e silenzi” Vincenzo Cardarelli
Non siamo nemmeno molto stanchi, ma felici di essere saliti qui, nel cuore dell’Appenino Tosco – Romagnolo, e di aver scoperto altri luoghi meravigliosi.
Nelle fontane romane, il Tevere è rappresentato come un anziano con una lunga barba bianca, che rappresenta la sua antichità e la sua maestosità, con in mano un remo un’anfora da cui sgorga acqua (simbolo di abbondanza) e la cornucopia (simbolo di fertilità).