Il mare d’inverno sul sellino di una bici

«Quasi quasi andiamo al mare!» e così, in pieno inverno decidiamo di attraversare un pezzetto di Salento per andare incontro al mare alle porte di Otranto.

                                                                                                                  Da Lecce a Otranto

Iniziamo con una prima colazione sotto Porta San Biagio, una delle più belle porte antiche di Lecce. Dieci minuti di pedalata e siamo già fuori la città. Nemmeno oltrepassato il primo paese e il profumo di pane caldo ci spinge a fermarci al forno vicino per un rifornimento di carboidrati a base di “pizzi” (rustici di grano duro, conditi con pomodoro, cipolle e olive nere) come ottima alternativa local alle barrette energetiche.

Facciamo qualche altro kilometro e ci fermiamo alle porte di Galugnano per visitare la chiesetta della Madonna delle Neve. I complimenti vanno a chi se ne occupa perché è sempre aperta, pulita ed accogliente. Questa piccola chiesetta è frutto di diversi rifacimenti dove convivono più stili, uno più antico, quello romanico, uno gotico, e un terzo risalente agli interventi che hanno interessato un po’ tutto il sud nel Settecento. Quello che affascina di più chi entra in punta di piedi in questo piccolo gioiello è, però, la serie di affreschi alle pareti, purtroppo non del tutto integri, ma che testimoniano un periodo storico, fra ‘300 e ‘400, dove la bellezza dell’arte passava proprio attraverso la decorazione sulle pareti all’interno delle chiese.

chiesa Madonna della Neve

chiesa Madonna della Neve

Continuiamo a pedalare in scioltezza tra le campagne per poi arrivare a Galatina per una pausa un po’ più lunga.  Nella piazza principale del centro storico, proprio nell’androne di un palazzo, visitiamo il pozzo di san Paolo; qui, leggende del passato raccontano di donne morse dalla tarantula che, cadute in uno stato di trans, iniziavano a ballare freneticamente, e chiedevano di essere salvate proprio a San Paolo, immergendosi in questo pozzo.  La leggenda si trasforma nel corso del tempo e, venendo ai giorni nostri, a fine agosto, il Festival della Taranta, nella vicina Melpignano, rievoca questi balli esorcizzanti in una grande festa popolare. A pochi passi facciamo un’altra pausa gastronomica irrinunciabile: la Pasticceria Ascalone, patria e genesi del pasticciotto, inventato nel 1745, come molte altre invenzioni storiche nel mondo, quasi per caso. (Il marchio di riconoscimento? qui è leggermente bruciacchiato sul dorso!). Il locale, piccolo e schietto, conserva un aspetto tradizionale di fine Ottocento.

Ci aspetta la Basilica di Santa Caterina di Alessandria. La grande spiritualità inizia dalla semplicità della facciata, ma una volta entrati si viene letteralmente abbagliati dalla bellezza degli affreschi a cui hanno lavorato grandi maestranze del tempo e sembra davvero di essere in una delle grandi chiese dell’Italia centrale a cui ha messo mani il maestro Giotto. La famiglia Orsini del Balzo, che ha voluto questa Basilica, si è conquistata un posto d’onore nel Salento per averci regalato questo meraviglioso patrimonio. Non si mai da dove iniziare a guardare: il tetto e le pareti di questa chiesa sono così stupendamente decorate che ci mettiamo un bel po’ a staccare gli occhi e decidere di uscire.

Dopo Galatina pedaliamo spediti verso il mare Adriatico. Passiamo da Corigliano d’Otranto con il suo bel Castello medievale, dalla sempre elegante Maglie, che ad Aldo Moro, suo illustre cittadino, ha dedicato la piazza centrale e da Muro Leccese, piccola cittadina che conserva ancora l’importanza di un grande centro Messapico dove in un piccolo e storico negozio di alimentari vicino la stazione ci procuriamo il nostro pranzo che, in effetti, si avvicina più a quello sostanzioso dei contadini di un tempo che ai panini gourmet di oggi.

Ultima snella pedalata fino al porto di Otranto la facciamo lungo quello che è chiamato il “giardino megalitico del Salento”. Sono davvero tanti qui i Menhir e i Dolmen incastonati nelle campagne, ed è quasi impossibile vederli tutti, per cui scegliamo i più importanti. Un po’ luoghi di culto, di devozione, luoghi di rituali e passaggi nella vita di uomini e donne del mondo preistorico, queste testimonianze mistiche avvicinano questa parte di Italia alla Bretagna e al sud dell’Inghilterra.

Arriviamo a Otranto al tramonto, e ne apprezziamo subito il silenzio e la tranquillità, vedendola sempre d’estate invasa da bagnanti e turisti di ogni tipo. Siamo fuori stagione e questo significa che non tutti i ristoranti sono aperti, come anche i negozi, ma a noi piace così; è esattamente com’era un tempo prima di diventare una delle mete turistiche più gettonate della Puglia.

Campo di rape

Campo di rape

                                                                                                                                   Da Otranto a Lecce

La terrazza in alto del nostro hotel ci regala, la colazione vista mare che volevamo. La nostra attenzione è richiamata dai gabbiani che accompagnano le piccole imbarcazioni di pescatori mentre iniziano a prendere il largo. Bello che almeno fuori stagione Otranto abbia conservato il suo fascino.

Oggi pedaliamo verso nord, risalendo la costa adriatica e tenendo sempre il mare sulla destra. Il cielo è terso, così possiamo vedere la neve sulle montagne della vicina Albania (che in effetti è più vicina a noi di molte altre Regioni d’Italia). Facciamo un breve tratto nell’entroterra per passare accanto le tante case coloniche della zona vicino i Laghi Alimini, tutte uguali, che dopo la seconda guerra mondiale, hanno ospitato i coloni arrivati a seguito dell’assegnazione di terre appena bonificate. E’ l’unico tratto di costa basso e sabbioso perché lungo il resto della litoranea  riusciamo a scorgere il mare solo dalle alte e bellissime falesie. D’inverno il mare regala un senso di pace e malinconia. O forse è bello perché in questo periodo siamo in pochi su questa strada.

Attraversiamo veloci le marine che si susseguono lungo la costa, con merenda fronte mare inclusa! Prima di rientrare a Lecce allunghiamo un po’ per vedere l’Abbazia di Cerrate. Siamo vicini a Lecce quindi possiamo permetterci di allungare i tempi perché le mura di quest’Abbazia racchiudono anni di storia e richiedono il nostro tempo. Scriptorium, biblioteca, masseria, frantoio ipogeo, centro di produzione di cereali e ovviamente un luogo di culto, Cerrate è stata davvero tanto negli anni. Di stampo romanico, fu probabilmente fondata dai Normanni nel Medioevo, abitata poi dai monaci Bizantini scappati dalle persecuzioni turche, e saccheggiata dagli stessi nel 1711. Dopo un periodo di totale abbandono, è stata restaurata e ora è uno dei beni gestiti dal FAI. Imperdibile una visita accurata.

Abbazia di Cerrate

Abbazia di Cerrate

                             La bicicletta è questa!

I cattivi pensieri vanno via appena si inizia a pedalare e soprattutto bastano anche due giorni vicino casa per uscire dal quotidiano e scoprire – e a volte riscoprire –  le bellezze del proprio territorio.

Farlo poi nei mesi di bassa stagione regala sempre un misto di pace, tranquillità,  forse malinconia, ma sicuramente tanta bellezza!

 

 

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