Il Gira Sile direzione Venezia. Fuga in Veneto Part II

Lascio Treviso di buon ora dirigendomi verso la zona dell’Alzaia, a ridosso del fiume Sile, in direzione mar Adriatico.

Sono sul cosiddetto GiraSile e le anse del fiume mi piacciono fin da subito, piene di alberi che cadono in acqua, di uccelli, anatre ed elegantissimi cigni, in compagnia di tanta gente che vista la bella giornata vanno in bici, corrono,  camminano, passeggiano con il cane.

Treviso

E sono tanti anche i cicloturisti stranieri che incontro su questo percorso perché, come mi ricordo un attimo dopo,  questo tratto coincide proprio con l’ultimo tratto della Ciclovia Monaco-Venezia.

Il paesaggio non è affatto monotono, ma anzi, molto variegato: si attraversano piccoli paesini di pescatori, come Casier e Casale sul Sile,  con luoghi di ormeggio delle barche, e  anche di barche ormai distrutte dall’acqua, come il suggestivo cimitero dei Burci, ovvero delle vecchie imbarcazioni utilizzate fino agli anni ’70 ma ormai distrutte dagli agenti naturali e lasciate lì, romanticamente in mezzo alle acque del fiume.

Ma non solo;  questa ciclovia è un susseguirsi di zone di notevole interesse naturalistico e faunistico; siamo tutti molto rispettosi del silenzio della natura e  nessuno parla a voce alta al cellulare, siamo tutti molto presi dalla bellezza del luogo.  Soprattutto, con tutti questi alberi, si pedala su un tappeto di polline bianco, e non vorrei essere nei panni di un cicloturismo allergico!

Cimitero dei Bucci

Dopo un breve tratto asfaltato si inizia a pedalare prima su sterrato dove, avendo avuto pioggia nei giorni precedenti, la terra si trasforma leggermente in fanghiglia rendendo la pedalata decisamente più wild. Anche un albero caduto nel mezzo del percorso rende l’avventura  una vera avventura. Con un gruppo di ciclisti – Bromptoniani per la precisione, che sono diretti dove sono diretta anche io, ovvero al Pave’ di Venezia- ci passiamo le bici a mano per oltrepassare l’ostacolo.

Tutta la ciclovia è praticamente  immersa negli alberi,  quindi immagino, sarà molto piacevole anche nelle calde giornate d’estate.  Numerose sono le aree sosta con panchine dove poter fare una piccola pausa ammirando la natura rigogliosa. Un percorso facile, per tutte le gambe, e molto bello.

Gli ultimi kilometri faccio una deviazione per vedere un po’ i dintorni, staccandomi dal percorso originario, e pedalare accanto i tanti casolari di campagna. attraversando anche dei piccoli paesi, come Quarto d’Altino, che scopro essere un sito archeologico importante,  nella storia paleoveneta prima e romana poi.

Sono ormai vicina a Venezia e in qualche modo si inizia a respirare aria di Laguna, aria di Patrimonio Unesco. Il traffico però inizia a farsi sempre più importante, per cui decido di salire sul treno regionale, che in meno di venti minuti mi porta nel cuore di Mestre.

So già che a Venezia non è possibile girare con la bici, però almeno il ponte che da Mestre si tuffa nella laguna verso la stazione di Venezia  voglio percorrerlo in bici.

E’ un paesaggio unico, indescrivibile. Infatti ogni volta che lo osservo dal finestrino dell’aereo penso quanto la natura sia un disegno meraviglioso.

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