Lui, Peter Wohlleben, è stato per oltre venti anni una guardia forestale del nord della Germania. Conosce gli alberi, il bosco nella sua interezza, conosce gli animali, e come tutti questi enigmatici esseri viventi vivono e interagiscono tra loro. Non bisogna avere un background specifico per leggere i suoi libri. Basta anche solo la curiosità di scoprire cosa noi non sappiamo leggere e interpretare di questo fantastico mondo vegetale.
Ho scoperto, per esempio, che gli alberi hanno un ricco vocabolario di odori, e con esso si difendono e comunicano tra loro. Le acacie, ad esempio, appena addentate da erbivori come le giraffe, rilasciano etilene nell’aria, che le fa allontanare, e allo stesso tempo è un segnale di allarme rivolto ai compagni di specie.
L’era dell’industrializzazione ha modificato ampiamente non solo le città, ma in un primo momento anche le aree boschive. Per far funzionare le nuove industrie serviva carbone, e per ottimizzare i tempi di trasporto le prime acciaierie venivano costruite proprio vicino ai boschi accelerandone la scomparsa (i carbonai, gli “uomini neri dei boschi, facevano scivolare il carbone dalle torbiere in mezzo al bosco verso valle sfruttando i ruscelli). La scoperta del carbon fossile cambiò tutto. L’attenzione si spostò definitivamente verso la pianura, dove era più facile costruire industrie di ogni tipo, lasciando i boschi al loro selvaggio destino.
“Il legno si spacca come l’uccello fa la cacca”. Detto diffuso tra i boscaioli, ma indica la direzione con cui tagliare un ceppo.
C’è un senso della famiglia anche negli alberi. I faggi, gli abeti e i pecci (gli abeti rossi), sono specie sedentarie. La pianta madre lascia cadere i semi nei pressi del tronco, per cui i piccoli cresceranno sotto la protezione della mamma. Certo, gli animali contribuiscono allo spostamento del seme e alla nascita di altre specie lontano dall’albero madre, ma la maggior parte dei frutti resterà a casa. Come una vera famiglia.
Tutti noi sappiamo che gli alberi cercano la luce; in questa eterna lotta di potere per captare più luce possibile, spesso infastiditi dalle chiome di altri alberi, rami, e chiome fanno dei giri immensi, contorcendosi, allungandosi, creando delle vere e proprio danze.
Andando in montagna, noto sempre un aspetto degli alberi che mi affascina: le radici. Sono la struttura che regge tutto l’albero, e si devono adattare al terreno, creando a volte dei veri e propri scalini che permettono al tronco di restare in equilibrio. Si dice che le radici abbiamo la stessa circonferenza della chioma, e quasi sempre è vero, ma nelle faggete dove gli alberi sono a poca distanza l’uno dall’altro? Lì le radici si uniscono. Appoggiandosi gli uni sugli altri e intrecciandosi, creano una stabilità “collettiva”. Una specie che ahimè, soffre di poca stabilità sono, invece, i pecci; sviluppando radici piatte, risultano essere poco solidi. In caso di tempeste violente vengono facilmente sradicati.
Un fusto storto non può essere raddrizzato.
Tantissime altre curiosità, letture, informazioni, racconti sul magico mondo degli alberi si possono trovare in questo libro. E scommetto che dopo avrete tutti la voglia di andar per boschi a vedere con i vostri occhi quanto letto in questo libro. Buona lettura e buona scoperta.