Questo itinerario ad anello permette di esplorare la parte a nord di Lecce. Parto avendo fatto una bella colazione e dopo circa venti minuti arrivo davanti un piccolo scrigno di arte romanica, la Chiesa di Santa Maria d’Aurio – purtroppo chiusa, come spesso accade – alle porte di Surbo. con molta probabilità la chiesa faceva parte di un antico casale, e nel toponimo vi è la storia della chiesa stessa che narra di quando nei secoli XI- XII, i monaci basiliani, instaurati nelle terre salentine, si nascondevano nelle cripte ipogee per venerare i loro santi (Aurìo richiama la parola greca Layrìon, ovvero piccolo cenobio).
Proseguo immersa nella campagna leccese, composta per lo più da alberi di querce e ulivo – adesso molto sofferenti per via della xylella. Proseguo verso l’Abbazia di Cerrate, uno dei grandi gioielli della Puglia. È di stampo romanico anch’essa, e probabilmente fu fondata dal casato degli Altavilla, importante famiglia normanna del Medioevo. Secondo leggenda, durante una battuta di caccia, al re Tancredi appare la Madonna fra le corna di un cervo, e da qui il toponimo Cerrate – o Cervate-. Abitata dai monaci bizantini che scappavano dalle persecuzioni turche a Bisanzio, l’Abbazia fu senza dubbio un importante polo religioso e culturale, come dimostrano gli affreschi duecenteschi e trecenteschi, la presenza di uno scriptorium e di una biblioteca, fino a quando gli Altavilla fondarono la chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo, alle porte di Lecce, che divenne il nuovo polo religioso. Negli anni fu anche centro di produzione (soprattutto di cereali) e successivamente un complesso masserizio, con annesso un frantoio ipogeo. Saccheggiata dai Turchi nel 1711 cadde poi in uno stato di abbandono fino al restauro del 1965; ora è uno dei beni gestiti dal FAI. Per chi non c’è mai stato consiglio una visita approfondita perché si rivivono autentiche scene di vita passata.
Lasciato il complesso abbaziale, pedalo verso il Parco del Rauccio, uno dei Parchi Naturali Regionali che comprende sia il bosco che le paludi a ridosso della zona costiera, per un totale di più di 1500 ettari. Questo bosco è ciò che rimane della grande foresta di Lecce – per lo più alberi di quercia- che un tempo si estendeva da Brindisi a Otranto. È possibile lasciare la bici per fare un giro a piedi nel fitto sottobosco lungo i due sentieri del Parco, quello botanico e quello faunistico. Sono presenti una torre colombaia, un’antica masseria, ora sede del WWF.
Ma il Bosco del Rauccio comprende anche due piccoli bacini costieri, l’Idume e la Fetida, che nell’incontro di acque calde e fredde a ridosso del mare regalano una piacevole sensazione di benessere ai nostri piedi. Invece di andare in costosissimi relais per fare il percorso Kneipp, noi leccesi amiamo camminare qui, nella foce dell’Idume, tra i profumi della macchia mediterranea e la vista del mare. Bevo una birra di fronte al mare e rientro in città.
Consiglio questo itinerario perché facile, pianeggiante, e può fungere da allenamento per chi va regolarmente in bici o da semplice escursione giornaliera per chi è un turista ma anche un semplice cittadino leccese che, stanco di prendere l’auto per ogni metro, vuole esplorare il proprio territorio in bici, avendo l’opportunità di osservare elementi della natura e del patrimonio storico che in macchina spesso sfuggono.
E poi andare a Cerrate, al Rauccio dove solitamente si passano le pasquette, o meglio ancora di fronte al mare alla foce dell’Idume in bici è sempre molto affascinante, perché ci fa sentire turisti in casa nostra.
lascio il link per la traccia sul mio account komoot = https://www.komoot.com/it-it/tour/1447131842?share_token=aP5ZorXo0XuG0414SxXSmiIHssl4ciH0EAyQTs6VV6GLl5HNsk&ref=wtd
Comments
max
anche io ieri ho camminato alla foce dell'Idume. davvero bello!! grazie per il suggerimento
Daniela Scianaro
to max
grazie