Pollino mon amour

Non è propriamente in Puglia ma per noi è la nostra montagna, quella più vicina, quella che non ci fa sentire solo una terra di mare e spiagge. Il Parco Nazionale del Pollino, che per la sua grandezza, più di centottantamila ettari di estensione, è il più vasto d’Italia, a cavallo tra Calabria e Basilicata, è un piccolo mondo.

La mia è, in realtà, una fuga estiva, non amando particolarmente il mare, con tutto il suo indotto di parcheggi selvaggi-costi eccessivi-calura e rumori assordanti, sono fuggita qui per un fine settimana.

Ogni volta, appena entro nel Bosco Magnano provenendo dalla strada provinciale, sono rapita dal silenzio che cala immediatamente. Tutto cambia in un attimo. Vengo travolta dagli odori della montagna, dal quasi buio del bosco, dai colori accesi di questi alberi grandissimi.

Ed è subito quiete.

pollino

pollino

Essendo venerdì pomeriggio, non ci sono le famiglie che vengono qui per il picnic della domenica e quindi ci godiamo un po’ il torrente Peschiera da soli. Credo che uno dei rumori più rilassanti sia quello dell’acqua che scende dalle cascate di un torrente. Un rumore silenzioso, pacifico, meditativo. Abbiamo già archiviato il caldo afoso, lo stress da città, i pensieri legati al lavoro e alla vita quotidiana. Il bosco rigenera tutto con un colpo di spugna.

Seguiamo il sentiero 940 del CAI lungo il fiume attraversando tratti di questo bosco a tratti fiabesco grazie al gioco dell’acqua che scorre in mezzo agli alberi, sulle rocce e sui sassi. Il sentiero prima sale, poi riscende verso una forra. Proseguiamo incontrando un punto, il lavaturo,  dove anticamente le donne veniamo a lavare i panni e successivamente tante zone attrezzate per soste e picnic. Camminiamo ai piedi di enormi faggi, maestosi, delle vere e proprie cattedrali di alberi erte verso il cielo, misti a cerri, ontani neri e aceri campestri; ma sono soprattutto i faggi a caratterizzare questo bosco (il faggio, da Fagus, quasi invidioso, non permette in effetti molte altre presenze arboree ai suoi piedi). Una prima escursione, facile, senza fretta che ci ha introdotto nel mood montagna di cui avevamo bisogno.

cascate del peschiera

cascate del peschiera

Il giorno dopo, saliamo sul monte Grattaculo. In realtà per me una delle cose più belle è percorrere la strada che dal nostro B&B (@laresidenzadellerose) nella frazione di Varco sale su verso Piano Visitone prima e Piano Ruggio dopo, da dove parte il nostro sentiero. Una strada panoramica che permette di avere uno sguardo ampio su tutto il Parco , vedere le cime più alte attorno a noi, le vallate, incontrando mucche al pascolo e cavalli liberi spesso sulla stessa carreggiata.

Fa caldo. Non vediamo l’ora di entrare nel bosco. Seguiamo i sentiero 902 che sale verso nord est in diagonale, passando prima tra i pini e poi entrando nella faggeta. Ci spostiamo da una sponda all’altra del vallone, ma sempre all’ombra degli alberi. Da qui sentiamo in lontananza lo scampanellio delle mucche al pascolo su Piano Ruggio e ogni tanto i richiami del loro pastore.

Probabilmente questo scampanellio è il sottofondo delle giornate lucane così come le cicale lo sono per noi pugliesi nelle calde giornate d’estate. Arriviamo in cima al monte che, con i suoi 1890 mt, ci regala un’ampia panoramica su Serra del Prete di fronte a noi, sul canale Malvento, e sulle altre cime verso la Nord Ovest.

Siamo soli accanto la croce che segna il punto più alto.

Il nome buffo di questo monte deriva dalla presenza di molta rosa canina che una volta ingerita dagli animali li portava a grattarsi il culo per il forte prurito.

Al rientro alla macchina abbiamo ancora un paio d’ore e decidiamo di scendere sul versante calabrese, verso Morano Calabro , e visitare il Parco della lavanda. Una bella realtà, innovativa, una bella esperienza, un pezzo di Provenza nel Meridione d’Italia, che ci fa vedere come il sud in fondo non ha bisogno di idee ma di supporto, di infrastrutture, di servizi. Il Pollino stesso è così, lo ami per la quiete, per i paesaggi, per la natura, ma ti fa arrabbiare per i servizi non sempre sono all’altezza del turismo che tutti noi auspichiamo o a cui siamo abituati quando andiamo in altre montagne.

Primitivo, a volte manchevole, arcaico, ma anche genuino e profondo,  il Pollino, per noi, è la nostra montagna.

“E alto, in cielo, scheletri di faggi, come sospesi, e sogni di rovine e di silenziosi eremitaggi”      

G.Pascoli,  Nella Nebbia

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