Bici, pioggia, vino e cicchetterie. Fuga in Veneto Part I

Se penso alle nove ore di Intercity mi sale un po’ l’angoscia, ma mi metto l’anima in pace e decido di non pensarci più, altrimenti viaggi in bici in Italia non ne riesco mai a fare. Lo diciamo sempre che l’Italia è lunga, e se abiti in una delle due estremità, come nel mio caso,  lo è ancora di più, ma che ci dobbiamo fare? Inutile rimuginare: si parte e basta. Bisogna portarsi solo della buona musica nelle cuffie e un bel libro (io anche il pc visto che è piccolo e non ingombra nelle borse, così lavoro pure!).

Faccio cambio a Bologna e arrivo a Padova.

Mentre faccio la mia passeggiata serale sotto tutti quei portici, da pugliese abituata alla più meschina atrocità del caldo estivo,  penso subito “L’estate si starà freschi qui sotto!!”, poi aggiungo, “beh sì, forse anche nei giorni di pioggia”, visto che in quel momento sta piovendo.

Mi era sfuggita la volta precedente che ero stata a Padova, la presenza di tanti canaletti nelle viuzze del centro storico. Romantici! Passo quasi per caso sotto la casa dove è nato Andrea Palladio, e lo prendo come un destino: il prossimo viaggio sarà lungo la ciclovia che passa da tutte le sue più famose ville proprio qui in Veneto. Unire in un viaggio in bici l’arte, la storia – e la gastronomia – per me è un connubio perfetto.

Al mattino parto subito dopo colazione. Piove, ma decido comunque di fare un giro in questa Padova bagnata e ancora un po’ addormentata. Passo davanti la Basilica di Sant’Antonio, maestosa, e l’abbazia di Santa Giustina, ancora chiuse, e dal Prato della Valle con il suo doppio anello di statue. Mi dirigo verso Grisignano di Zocco da dove inizio a pedalare lungo la ciclovia Treviso – Ostiglia. Ancora non è del tutto completa, manca infatti il tratto a sud, che probabilmente verrà terminato nei prossimi mesi, ma è davvero piacevole da pedalare.

Ciclovia Treviso-Ostiglia

Ciclovia Treviso-Ostiglia

Questa ciclovia, eletta una delle più belle, nasce sul sedime della vecchia ferrovia, che in realtà ha funzionato per poco tempo. Inizialmente nata per scopi commerciali e militari,  fortemente danneggiata nel secondo conflitto mondiale, permette ora di fare un viaggio lento in bicicletta a cavallo tra le province di Treviso, Vicenza e Padova. Dopo un breve single track sull’argine del canale si apre la vera e propria ciclovia, ben segnata ovunque. È lungo tunnel di alberi, molto rilassante e silenzioso, visto che siamo lontani dai grossi centri abitati, attraversando campi di mais, asparagi e radicchio (cose che adoro entrambe), aree naturalistiche e piccoli paesi con immancabili campanili al centro.  Pedalo sotto la pioggia, e forse per questo motivo, almeno nella prima parte della mattina, solo l’unica. Decido di godermi questo momento per pedalare, pensare e rinfrescare la mente. Sono abbastanza zuppa, ma non mi importa. Solo io e gli alberi. Appena spiove un attimo sento subito il cinguettio degli uccelli ben nascosti nelle fronde di questi grandi alberi. Faccio una breve pausa per un caffè caldo in un piccolo paese lungo il percorso ma riparto subito verso Piazzola sul Brenta. Villa Contarini merita tutti gli onori che le si danno: bella, imponente, con dei giardini immensi e un porticato semicircolare. Sicuramente una delle più belle del Veneto.

L’ex-Jutificio cattura la mia attenzione. Questa enorme fabbrica vede la sua massima espressione produttiva negli anni venti, con più di 1000 operai e operaie (per la maggior parte); segue vari passaggi di proprietà e poi il declino comune a molti altri siti industriali, fino agli anni duemila, quando un team di architetti dà avvio alla sua nuova vita, come destinazione residenziale e commerciale, con anche uno spazio per eventi culturali nella vecchia sala della filatura.  Pur non essendo una architetta, un’ urbanista o un’ingegnera,  l’archeologia industriale resta per me sempre molto affascinante. Siti industriali, edifici, a volte interi quartieri che dopo anni riprendono forma, una nuova vita, con nuove funzioni e una nuova anima; è il segno che la creatività in Italia non si è fermata.

Ex Jutificio

Ex Jutificio

Continuo per un altro po’ ma faccio in tempo a rifugiarmi sotto la tettoia della stazione di Camposampiero, in attesa che passi il temporale sopraggiunto. Passata la pioggia, fino a Treviso,  questo tratto di ciclovia si riempie  di persone che corrono, portano a  spasso il cane; si sono riappropriate di un luogo che era loro e hanno deciso cosa farne. E hanno fatto bene. Penso che a città già fortemente turistiche,  con un patrimonio storico artistico importante, magari una ciclovia può non fare la differenza, ma per questi piccoli paesi invece sì! L’indotto continuo, semplice, lento, curioso che porta il cicloturismo non può non essere bene accetto!  Nascono piccole realtà economiche, legate al noleggio di bici, alla ristorazione come i bike park lungo questa ciclovia, caselli ferroviari dismessi che riaprono le loro porte sotto forma di caffetterie e info-point.

E chi viaggia in bici scopre finalmente la provincia italiana, vera bellezza di questo strano Paese.

Arrivo a Treviso con un leggero sole che mi permette di scoprire questa città che non conoscevo e che mi ha sorpreso positivamente. Molto bella, piacevole, gentile, piena di canaletti, mulini addirittura, con delle belle mura che la circondano.

nel frattempo io ho trovato casa.

Per finire questa giornata mi godo dell’ottimo vino bianco con dei cicchetti niente male in una cantinetta tipica trevigiana.

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